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giovedì 11 giugno 2009

Col senno di poi.

Sono passati ormai quattro giorni dalla fine delle elezioni e un resoconto è d'obbligo.
Oltre che per le europee e per la provincia, nel mio comune, Signa, si votava pure per il 'rinnovamento' (si fa per dire, sono sempre gli stessi) del sindaco e della giunta comunale.
Il mio commento non è critico verso il risultato, che è democratico in quanto espressione della volontà dei mie compaesani, e in più non ho la minima intenzione di esprimere le mie idee politiche, poichè sarebbe una sede sbagliata ed un momento sbagliato.
Il mio scopo è quello di sottolineare le modalità di campagna elettorale.
Ormai sono note le buste piene di fogli ricchi di false promesse ed irrealizzabili progetti che in questi periodi riempiono le cassette della posta.
Ne saranno arrive più d'una ventina, indirizate ad ogni maggiorenne in famiglia.
L'unica eccezione è quella di un candidato consigliere, del quale non faccio il nome ma del quale ho una particolare stima sia come uomo e padre di famiglia, sia come cittadino, che ha voluto consegnarci di persona un foglio di carta formato A4 da lui stampato in proprio dove vi erano semplici ma essenziali notizie della sua vita professionale, senza liste della spesa di cosa vorrebbe consigliare alla giunta e al sindaco, se venisse eletto consigliere comunale.
Osservando le promesse da campagna elettorale, ci si rende conto quanto, pur cambiando coalizioni, i programmi siano così simili da confonderli.
I punti salienti sono sempre gli stessi: finanziare (con quali soldi non si sa) attività private per i giovani signesi che abbiano nel loro progetto professionale di mettersi in proprio, energia rinnovabile e raccolta differenziata, bonifica della zona della Nobel (un bosco trasandato e dimenticato da ogni sindaco una volta finite le elezioni), il marciapiede che porta al cimitero di San Mauro, frazione di Signa dove io abito da sempre.
Questo ormai è collaudato in tutta Italia: dalla proclamazione della II Repubblica, i programmi e le idee di ogni partito non hanno alcun valore in confronto alla persona, al ruolo sociale, all'immagine complessiva del rappresentante di quella lista (un tempo era l'idea a rappresentare il politico, oggi è il politico a rappresentare l'idea).
A questo punto la scelta: il bivio è fra la continuità delle precedenti legislature o il cambio di rotta verso la fino ad ora opposizione (costituita da vari partiti e coalizioni).
Da sabato pomeriggio a domenica sera, sui marciapiedi adiacenti all'entrata delle scuole elementari, dove mi reco a votare, una fila di candidati sindaco chiaccherano fra loro, voltandosi per sorridere (il famoso buon viso a cattivo gioco) a coloro che sta per varcare il cancello per andare a votare.
Già il fatto di essere presente il giorno delle votazioni dove si vota, mi puzza un pò.
Col senno di poi tutte le manovre apparentemente innoque vengono fuori.
Ma dal momento che più o meno tutti si sono serviti di questi mezzi di propaganda, ben o male si annullano a vicenda (non come quelche anno fa che il sindaco uscente e ricandidato, un bel sabato prima del voto, approfittò di una recita di una scuola di danza signese per farsi propaganda chiamando in suo soccorso un presentatore di successo!).
Teniamo d'occhio adesso i vari progetti e stiamo a vedere se, ancora una volta, le promesse vengon fatte per non esser mantenute.

giovedì 7 maggio 2009

Algoritmi per la medicina

Medal.org mi ha dato la conferma che un algoritmo sia un punto di incontro fra matematica e medicina, una schematizzazione di tutte quelle patologie e dell'evoluzione di queste, che sinceramente mi intriga moltissimo.
Ho provato a cercare qualcosa di inerente alla vitiligine, come mio solito, e ho trovato un algoritmo che specifica il livello di attività della malattia, il VIDA, che oscilla da +4, se l'aumento delle porzioni cutanee affette aumenta vertiginosamente in poco tempo, minore o uguale a 6 settimane, fino ad arrivare ad una situazione stabile in cui non si vedono nuove lesioni nel giro di un anno, o addirittura -1 se ci sono delle ripigmentazioni e quindi un lieve regredire della malattia.
Ciò mi ha fatto capire di essere stabile (0) e che quindi un miglioramento delle mie condizioni durante l'assunzione di una terapia è dovuto all'effetto positivo di tale terapia.
Usarlo, nel mio caso è stato facile: dopo essermi iscritto, ho inserito il termine Vitiligo nello spazio destinato alla ricerca e mi è apparso un elenco di link che avessero, o nel titolo o nel testo, il tag vitiligo oppure che fossero inerenti al campo dermatologico.
Il primo link è quello che meglio ha soddisfatto le mie aspettative.

mercoledì 6 maggio 2009

Riflessione sul Copyright

Come premessa, devo confessare a chi leggerà questo post che il mio modo di ragionare segue sempre un confronto fra un mondo reale ed uno ideale, ovvero mettere a confronto ciò che non va o che potrebbe andare meglio nella realtà e ciò che , in un mondo ideale, funzionerebbe perfettamente, perchè nel comune ripetto dell'etica intesa come valori intrinseci in ogni uomo, nel ripetto degli altri, di se stessi, di tutto ciò che è nostro, degli altri, in comune con gli altri, che in una sola parola è la bontà umana, bene universalmente condiviso da tutti, secondo il mio pensiero.
Detto questo, arrivo alla chiave del problema.
Controversa o no, quella sul copyright è una questione che affonda in un insieme di leggi burocratiche che erigono forti limitazioni all'evoluzione delle conoscenze umane.
Si perchè, come è facilmente comprensibile dagli articoli che enunciano tali leggi, il problema del copyright è solo ed esclusivamente di tipo economico: chi potesse liberamente consultare, non acquisterebbe più libri, quindi chi necessita di consultare per fornire nuovo materiale conoscitivo alla specie umana deve pagare.
Sono quindi leggi che danno priorità all'aspetto economico della faccenda, al denaro, ed ecco allora che ci crea vuole che la propria creazione, il tempo, i sacrifici e l'energia che ha impiegato vengano lui riconosciute, ricambiandole con il denaro.
Qualora però le leggi, e dunque chi le fa, spostassero l'attenzione, la priorità sull'evoluzionismo conoscitivo dell'uomo, il copyright garantirebbe solo uno stipendio degno per il tempo e gli sforzi impiegati da colui che molto ha lavorato; quisti si sentirebbe automaticamente appagato ogni volta che qualcuno riprende, utilizza il suo lavoro per completarlo, svilupparlo, creare del nuovo sul già creato, insomma ampliare la conoscenza, perchè così sente di aver contribuito, nel suo piccolo, alla storia evolutiva dell'uomo, entrando così a farne parte e a viverci dentro in eterno.

lunedì 27 aprile 2009

Risorse bibliografiche: PubMed.

La mia "ricerca" su PubMed ha riguardato la vitiligo, in italiano vitiligine, una malattia o meglio un disturbo dalla quale sono affetto, come mio nonno nella mia famiglia.
Questo mi ha fatto ipotizzare già da qualche anno che possa trattarsi di una malattia genetica o trasmissibile comunque da genitori a figli e a nipoti.
La mia ricerca era infatti improntata sia sulla ricerca delle cause che scaturicono la malattia, sia su una eventuale dieta alimentare utile per limitarne i danni (se non curata, il corpo della persona affetta tende a perdere tutti melanociti e la pelle risulta completamente bianca, quasi fosse albino, con gravi danni con l'esposizione al sole). La ricerca non è stata molto soddisfacente, anche perchè gli studi su tale malattia sono di recente inizio e quindi, beh, darò tempo al tempo.
Intanto PubMed è su delicious, in attesa di consultazioni future.

giovedì 16 aprile 2009

Social Networks

Grazie a questo sondaggio, ho detto che non conosco granchè in questo campo. Al massimo riesco a fare l'essenziale con Messenger ( stefanopiera@hotmail.it ) ma per il resto sono davvero a terra.
Motivazione? Beh, probabilmente perchè vivo un pò nel passato, in quanto preferisco avere un rapporto diretto con la persona piuttosto che limitarmi a scrivere qualcosa. Anche una telefonata, una semplice telefonata è molto più appagante e soddisfaciente.
Mi sto comunque sforzando ad aprirmi a nuove idee, a nuovi orizzonti, perchè l'ottuso non è mai cresciuto più di tanto e soprattutto perchè, finchè siamo nel mondo, dobbiamo imparare a starci il meglio possibile.

Commento su: Coltivare Le Connessioni.

Nell'articolo ho riscontrato cose, dal mio punto di vista, assolutamente corrette. L'uomo è un animale razionale e sociale, per cui deve imparare a trovare nuove vie di comunicazione. Una l'ha trovata, è Internet, una vasta rete ricca di novità. E ciò che è ricco di novità è rivoluzionario, ma purtroppo il rivoluzionario spaventa lo status quo delle cose.
Apertura e condivisione non sono parole di poco conto, bensì termini che fanno pensare ad un profondo cambiamento nella vita di ognuno, finora condotta seguendo uno schema rigido che poco apprezzava rimodellamenti anche se leggeri, insignificanti per poter aspirare a qualcosa di più grande, di rivoluzionario, appunto.
Non credo però che Internet sia un mezzo di sostituzione alla scolarizzazione, bensì un mezzo da affiancare a questa per rafforzare conoscenze e potenzialità di ognuno. Una cosa è sicura: la scuola così come la si intende noi è piena di difetti e va migliorata, ma qualcosa del genere serve oggi e servirà un giorno, per mantenere qualcosa senza la quale (parlo per me) non ci sarebbe più un ordine: le istituzioni.

mercoledì 1 aprile 2009

martedì 31 marzo 2009

Ma che musica, maestro!....... già, ma che musica?

Salve a tutti!
Finalmente un post personale, senza traccia. Un post di quelli che ti permettono davvero di parlare di te, di come i tuoi occhi vedono il mondo e di come lo interpretano, di come i tuoi sensi percepiscono il mondo che cambia e che ti coinvolge, volente o nolente, a cambiare anche tu.

L'incipit che mi ha permesso di effettuare tale riflessione arriva dal post che Gianmario F. ha scritto su Lucio Battisti (http://cipcioppegiamma.wordpress.com/).
Impossibile non notare con quanta passione, con quanto sentimento Giamma ricordi un cantante, ma soprattutto un artista italiano di una sensibilità canora ed interpretativa fuori dal comune, che è riuscito veramente a cogliere e a riproporre il senso poetico dei testi di Mogol e che riesce tuttoggi a farlo quando lo si riascolta.
E' in brani come "I giardini di marzo" che è racchiusa tutta quella poesia, non tanto nel singolo testo o nella singola musica, quanto nella sintesi hegeliana delle due componenti; è ascoltando un pezzo così che non puoi non ricordare Battisti con un sorriso e, perchè no, con una lacrima che ha il sapore dell'amara malinconia.

Ne parlavamo sabato sera, in quel del Poggio Imperiale, quando tra un boccone di pizza ed un sorso di vino o cola che fosse, ci avventurammo in questo discorso riguardante la musica.
Discutemmo di come la musica sia cambiata, da qualla dei teatri dove sedevano aristocratici e borghesi, a quella popolare di oggi che tutti possono ascoltare grazie ai video musicali o alla radio, una "music for the masses", come già i Depeche Mode la definirono nel relativamente lontano 1987.
Sono, la musica classica e lirica, si intende, composizioni con la "C" maiuscola, dalle sonorità ricercate e studiate con estrema cura per lasciare un segno indelebile nelle menti e nei meati acustici di quella classe elitaria e oligarchica che vede il mondo dall'alto verso il basso e che tutto avere e permettersi poteva.
Ma la musica tende ad avere una svolta, così come la letteratura: il baricentro culturale diventa la povera gente, ed è attorno a questo fulcro, a questo mondo che si iniziano a scolpire nuovi stili musicali, meno ricercati armonicamente e meno complessi a livello di note, nonchè realizzati da poveri strumenti e certamente non dalle grandi orchestre, ma sicuramente spinti da una forte componente emotiva, mirati a trattare le battaglie quotidine e che racchiudono stati d'animo, sogni e speranze per il futuro. E tutto questo è riconducibile alle lotte operaie, all'unità italiana, fino ai canti partigiani.
Finita la "Second World War", e con lei la dittatura, ritrovata la libertà attraverso la repubblica, sorge una nuova musica leggera italiana, in parte con lo scopo di alleviare le ferite della guerra, in parte di far risollevare un popolo che un ventennio dopo avrà a che fare un uno dei periodi più importanti ma, a mio avviso, più tremendi dal punto di vista delle abitudini, dei costumi e della civiltà, il "boom" economico. E' il periodo delle cinquecento, delle domeniche al mare, dei piccioni nelle città per ripulire gli avanzi di cibo lasciati per le strade così, in segno del consumismo sfrenato e incontrollato.
In questa atmosfera inizia a svilupparsi quella musica che ha preso campo lentamente, facendosi spazio fra grandi poeti ed artisti, fino agli anni '90, quando ha iniziato a spopolare: è la musica commerciale, che io chiamo "ruffiana", quella insomma scritta non per comunicare, non per trasmettere, ma per piacere.
A questo punto non ci sono più testi belli o brutti, composizione stilisticamente perfetta che tenga, perchè basta un "sole, cuore, amore" o un "www mi piaci tu" per rendere un brano apprezzabile, amato, ascoltato, scaricato da tutti noi.
Certo, la mia non è una critica al mondo moderno, è solo una constatazione, un dato di fatto.
Spesso i testi che ascoltiamo non vogliono dire un bel niente, altri non sono semplici, ma stupidamente banali, per non parlare delle canzoni inglesi che cantiamo senza neanche sapere quello che dicono, perchè l'importante è che siano orecchiabili, non che abbiano un senso.
Molti cantanti di oggi riempiono gli stadi, scrivono o si fanno scrivere canzoni che affrontano tematiche poco approfondite, permettendo a chiunque, esattamente come un oroscopo, di immedesimarsi nella situazione trattata nella canzone, quando in realtà non è stato trattato niente nello specifico.
La musica che oggi ascoltiamo non richiede affatto uno sforzo interpretativo, ma ci viene fornita così banale, palese. E' una musica dall'impatto immediato, che non cela alcun significato da scoprire: oggi non abbiamo più il tempo, il modo e neanche la voglia di indagare e di esplorare, sarebbe troppo sacrificio, troppa fatica, percui si prediligono testi musicali dal semplice contenuto.
Ecco quindi che si è assistito ad un abbassamento della cultura da noi umana gente voluto per risparmiare tempo ed energie, attraverso questo passaggio da una musica impegnata ed impegnativa a una musica che tutto fa per piacere.

Renato Zero l'ha scritto e l'ha cantato:
"Svegliatevi, Poeti!...
se resterete vivi, solo non sarò, io no!".
Ma io credo che anche se oggi Battisti fosse vivo, caro Giamma, non sarebbe un mondo migliore, non perchè sarebbe dipeso da lui, ma perchè sarebbe comunque dipeso da noi, dal momento che grandi artisti come Zero, Guccini, Battiato, e altri, ovviamente, in pochi oggi li ascoltano.

sabato 28 marzo 2009

Delicious mi ha cambiato la vita!

Capita spesso che il mio computer mi dia del filo da torcere: si spegne e non si riaccende, si blocca, non prende la linea, la trova e la riperde, non carica la pagina web selezionata, si riblocca.
La mia agitazione sale vertiginosamente, sto per esplodere di rabbia, non riesco a fermarmi, lo spengo per evitare di andare incontro a danni assai peggiori. Ma una volta che ogni lucina si è spenta e la calma si riappropria del mio corpo, mi viene a mente che non sono riuscito a compiere il lavoro che mi ero prefissato quando ho acceso il computer.

Chiamo un amico, sento se posso andare da lui a fare una ricerca su internet perchè il mio computer se n'è andato, prendo un fogliolino, ci scrivo l'URL della pagina web che mi interessa o, meglio, quel che ricordo di esso. Giunto a casa sua, nell'apposito spazio inserisco la sequenza di lettere e simboli scritte sul fogliolino. Caricamento. Attendere, prego. Mi appare una finestra. Pagina web inesistente. Inizio a corregerla senza una logica, provando a pensare a cosa manchi o cosa sia sbagliato.
Niente: tutto inutile. Me ne vado a casa sconfitto, ancora una volta.

Meno male mi hanno fatto conoscere Delicious!