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martedì 31 marzo 2009

Ma che musica, maestro!....... già, ma che musica?

Salve a tutti!
Finalmente un post personale, senza traccia. Un post di quelli che ti permettono davvero di parlare di te, di come i tuoi occhi vedono il mondo e di come lo interpretano, di come i tuoi sensi percepiscono il mondo che cambia e che ti coinvolge, volente o nolente, a cambiare anche tu.

L'incipit che mi ha permesso di effettuare tale riflessione arriva dal post che Gianmario F. ha scritto su Lucio Battisti (http://cipcioppegiamma.wordpress.com/).
Impossibile non notare con quanta passione, con quanto sentimento Giamma ricordi un cantante, ma soprattutto un artista italiano di una sensibilità canora ed interpretativa fuori dal comune, che è riuscito veramente a cogliere e a riproporre il senso poetico dei testi di Mogol e che riesce tuttoggi a farlo quando lo si riascolta.
E' in brani come "I giardini di marzo" che è racchiusa tutta quella poesia, non tanto nel singolo testo o nella singola musica, quanto nella sintesi hegeliana delle due componenti; è ascoltando un pezzo così che non puoi non ricordare Battisti con un sorriso e, perchè no, con una lacrima che ha il sapore dell'amara malinconia.

Ne parlavamo sabato sera, in quel del Poggio Imperiale, quando tra un boccone di pizza ed un sorso di vino o cola che fosse, ci avventurammo in questo discorso riguardante la musica.
Discutemmo di come la musica sia cambiata, da qualla dei teatri dove sedevano aristocratici e borghesi, a quella popolare di oggi che tutti possono ascoltare grazie ai video musicali o alla radio, una "music for the masses", come già i Depeche Mode la definirono nel relativamente lontano 1987.
Sono, la musica classica e lirica, si intende, composizioni con la "C" maiuscola, dalle sonorità ricercate e studiate con estrema cura per lasciare un segno indelebile nelle menti e nei meati acustici di quella classe elitaria e oligarchica che vede il mondo dall'alto verso il basso e che tutto avere e permettersi poteva.
Ma la musica tende ad avere una svolta, così come la letteratura: il baricentro culturale diventa la povera gente, ed è attorno a questo fulcro, a questo mondo che si iniziano a scolpire nuovi stili musicali, meno ricercati armonicamente e meno complessi a livello di note, nonchè realizzati da poveri strumenti e certamente non dalle grandi orchestre, ma sicuramente spinti da una forte componente emotiva, mirati a trattare le battaglie quotidine e che racchiudono stati d'animo, sogni e speranze per il futuro. E tutto questo è riconducibile alle lotte operaie, all'unità italiana, fino ai canti partigiani.
Finita la "Second World War", e con lei la dittatura, ritrovata la libertà attraverso la repubblica, sorge una nuova musica leggera italiana, in parte con lo scopo di alleviare le ferite della guerra, in parte di far risollevare un popolo che un ventennio dopo avrà a che fare un uno dei periodi più importanti ma, a mio avviso, più tremendi dal punto di vista delle abitudini, dei costumi e della civiltà, il "boom" economico. E' il periodo delle cinquecento, delle domeniche al mare, dei piccioni nelle città per ripulire gli avanzi di cibo lasciati per le strade così, in segno del consumismo sfrenato e incontrollato.
In questa atmosfera inizia a svilupparsi quella musica che ha preso campo lentamente, facendosi spazio fra grandi poeti ed artisti, fino agli anni '90, quando ha iniziato a spopolare: è la musica commerciale, che io chiamo "ruffiana", quella insomma scritta non per comunicare, non per trasmettere, ma per piacere.
A questo punto non ci sono più testi belli o brutti, composizione stilisticamente perfetta che tenga, perchè basta un "sole, cuore, amore" o un "www mi piaci tu" per rendere un brano apprezzabile, amato, ascoltato, scaricato da tutti noi.
Certo, la mia non è una critica al mondo moderno, è solo una constatazione, un dato di fatto.
Spesso i testi che ascoltiamo non vogliono dire un bel niente, altri non sono semplici, ma stupidamente banali, per non parlare delle canzoni inglesi che cantiamo senza neanche sapere quello che dicono, perchè l'importante è che siano orecchiabili, non che abbiano un senso.
Molti cantanti di oggi riempiono gli stadi, scrivono o si fanno scrivere canzoni che affrontano tematiche poco approfondite, permettendo a chiunque, esattamente come un oroscopo, di immedesimarsi nella situazione trattata nella canzone, quando in realtà non è stato trattato niente nello specifico.
La musica che oggi ascoltiamo non richiede affatto uno sforzo interpretativo, ma ci viene fornita così banale, palese. E' una musica dall'impatto immediato, che non cela alcun significato da scoprire: oggi non abbiamo più il tempo, il modo e neanche la voglia di indagare e di esplorare, sarebbe troppo sacrificio, troppa fatica, percui si prediligono testi musicali dal semplice contenuto.
Ecco quindi che si è assistito ad un abbassamento della cultura da noi umana gente voluto per risparmiare tempo ed energie, attraverso questo passaggio da una musica impegnata ed impegnativa a una musica che tutto fa per piacere.

Renato Zero l'ha scritto e l'ha cantato:
"Svegliatevi, Poeti!...
se resterete vivi, solo non sarò, io no!".
Ma io credo che anche se oggi Battisti fosse vivo, caro Giamma, non sarebbe un mondo migliore, non perchè sarebbe dipeso da lui, ma perchè sarebbe comunque dipeso da noi, dal momento che grandi artisti come Zero, Guccini, Battiato, e altri, ovviamente, in pochi oggi li ascoltano.

sabato 28 marzo 2009

Delicious mi ha cambiato la vita!

Capita spesso che il mio computer mi dia del filo da torcere: si spegne e non si riaccende, si blocca, non prende la linea, la trova e la riperde, non carica la pagina web selezionata, si riblocca.
La mia agitazione sale vertiginosamente, sto per esplodere di rabbia, non riesco a fermarmi, lo spengo per evitare di andare incontro a danni assai peggiori. Ma una volta che ogni lucina si è spenta e la calma si riappropria del mio corpo, mi viene a mente che non sono riuscito a compiere il lavoro che mi ero prefissato quando ho acceso il computer.

Chiamo un amico, sento se posso andare da lui a fare una ricerca su internet perchè il mio computer se n'è andato, prendo un fogliolino, ci scrivo l'URL della pagina web che mi interessa o, meglio, quel che ricordo di esso. Giunto a casa sua, nell'apposito spazio inserisco la sequenza di lettere e simboli scritte sul fogliolino. Caricamento. Attendere, prego. Mi appare una finestra. Pagina web inesistente. Inizio a corregerla senza una logica, provando a pensare a cosa manchi o cosa sia sbagliato.
Niente: tutto inutile. Me ne vado a casa sconfitto, ancora una volta.

Meno male mi hanno fatto conoscere Delicious!